Ora torna la danza
18 Apr 1999, Pubblicato da INTERVISTE inOra torna la danza sito ufficiale di maria grazia garofoli
Parla M. Grazia Garofoli direttrice del corpo di ballo della Fondazione Arena:
“II mio grande desiderio è fare un balletto classico nell’anfiteatro“
di Lukas Franceschini, Adige, 18 aprile 1999
Abbiamo incontrato Maria Grazia Garofoli, direttrice del corpo di ballo della Fondazione Arena che ci ha illustrato alcuni punti del nuovo programma che intende avviare a Verona per il rilancio della danza.
– In quali condizioni ha trovato il corpo di ballo al suo insediamento?
«Ho trovato un corpo di ballo molto orientato al contemporaneo, ma con elementi che anche nel classico avevano una loro valenza, pertanto il mio primo impegno è stato quello di ricostruire un linguaggio accademico per rinforzare tecniche prevalentemente classiche. È mio impegno creare le condizioni per cui la compagnia possa egualmente esprimersi sia in un repertorio moderno che classico. Sono convinta che una base classica sia assolutamente indispensabile per affrontare tutti gli altri repertorii perché dà una chiarezza di pulizia, di movimento maggiore. Attualmente stiamo facendo un grosso lavoro in questa direzione».
– Quali sono i suoi progetti per Verona?
«Ora stiamo preparando Dylan Dog e sempre per la stagione invernale al Filarmonico nel 2000 allestiremo Coppelia con le coreografie originali ma con qualche rivisitazione. Nell’estate prossima allestiremo un balletto al Teatro Romano, ma è troppo presto per annunciarne il titolo. Vorrei cercare di portare una programmazione di qualità equilibrando i vari stili della danza».
– Qual è il confine tra balletto classico e moderno?
«È difficile segnare un confine preciso, certo che per moderno si debbono considerare gli ultimi cinquant’anni. mentre per il classico il repertorio è più ampio».
– Qualche esempio?
«Bisogna innanzitutto premettere che ogni balletto classico esprime una valenza diversa: II lago dei cigni è un classico basilare mentre La bella addormentata è un classico stilisticamente più difficile per i primi ballerini ma apre molte possibilità al corpo di ballo. Altro classico per antonomasia è Giselle, che racchiude in sé poesia e rigore. Ogni lavoro esprime una sua storia e una sua valenza, è difficile sceglierne uno piuttosto che un altro; molto importante è invece vedere la forza e il valore con cui si esprime il corpo di ballo e poi ovviamente operare le scelte giuste».
– Crede che il pubblico gradisca maggiormente coreografie moderne o classiche?
«Il pubblico sicuramente ama più le coreografie classiche, ciò nonostante gli addetti ai lavori sono più attratti dal creare nuove e moderne rivisitazioni ma, a mio parere, devono essere fatte particolarmente bene perché si rischia di cadere nel banale. Per cambiare una cosa in sé già perfetta, servono grandissime capacità creative. Questi esperimenti di nuove creazioni ben riuscite sono comunque molto rari».
– Non crede che la danza dovrebbe tornare in Arena magari con grandi étoiles?
«Sarebbe un mio grande desiderio fare un balletto in Arena, ma ciò comporta una grande attenzione a cominciare dal repertorio. Probabilmente il pubblico areniano, nelle ultime stagioni si è disinnamorato del balletto; oggi potrebbero esserci le prerogative per tentare di recuperare queste perdite con un titolo sicuramente classico affiancato da dei grandi nomi internazionali».
– La presenza di Roberto Bolle in Aida nell’estate scorsa non era un po’ ristretta per un talento tale? Non si poteva impegnarlo diversamente?
«Bisogna considerare che Aida viene vista da un pubblico numerosissimo, e pertanto averlo già utilizzato per l’opera è stato importante, perché in questo modo si è fatto conoscere anche da persone che solitamente non vanno ai balletti. Alcune volte l’arte fa binomio con commercio, e Aida è un’opera commerciale per Verona. Quindi credo sia stata un’operazione utile; ma sarà sicuramente nostro intento riportare questo straordinario artista a Verona in altri lavori che possano mettere maggiormente in evidenza le sue eccezionali capacità».
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