Classico Anni 70
Classico – Anni 70
FERRARELLE,1973
Ballerina nel bosco
Nel 1973, dopo l’indigestione anni 60 d’industria pesante, soprattutto metallurgica e chimica, e di edilizia selvaggia con relativo disastro urbanistico-ambientale, comincia a farsi strada il concetto di naturale. E se il termine “naturale” prima di allora era stato usato poco o nulla anche per un possibile richiamo a quel mondo rurale preindustriale che per molti aveva rappresentato la miseria, negli anni 70 cominciano ad affermarsi le istanze ecologiste e ambientaliste e tutto cambia: in particolare nel 1976 dopo il disastro chimico di Seveso. Nel 1973, quando la maggior parte dei vini, degli oli, dei formaggi e dei dolci industriali sono di pessima qualità, la Ferrarelle inaugura quel “ritorno alla natura” che esploderà negli anni Ottanta. “Ferrarelle vi dà un equilibrio naturale” è lo slogan neanche tanto visibile (nero sul verde scuro della vegetazione) con lo sfondo di una radura dove una ballerina classica in scarpette da punta è in perfetto equilibrio sul manto erboso e sfoggia un impeccabile port de bras. Il bosco, piuttosto selvaggio e non curato, è una gradevole macchia di verde che sicuramente suscita piacere in quell’Italia del 73 che vede trionfare il cemento mentre i fiumi, a proposito di acqua, sono discariche industriali senza più traccia di pesci.
Quando poi, negli anni Ottanta, molte aziende si butteranno sul naturale, la Ferrarelle opterà per la celeberrima “Liscia, gassata o Ferrarelle?”.
HAG, 1975
Baby étoile
Dietro le quinte di un teatro una giovanissima ballerina si gusta un caffè. Dimostra quindici, sedici anni, dunque dovrebbe ancora essere un’allieva. Invece ha il portamento di un’étoile professionista. Tutto è in sintonia con lo slogan: “Hag ti tratta meglio, te il tuo cuore, i tuoi nervi”. E infatti non vediamo la grande danzatrice col viso tirato, le mani e il collo coi loro rilievi tendinei. Grazie al suo fresco fisico adolescenziale, la ballerina è in massimo relax, situazione non proprio frequente dietro le quinte. Dunque un miracolo, merito del decaffeinato italiano per eccellenza. Una pubblicità pressoché perfetta annoverabile (sicuramente per caso) nel filone del “baby estremo” di quegli anni: da Jodie Foster che quattordicenne interpreta una baby-prostituta in Taxi driver del 1976 alle ginnaste bambine che cominciano a fare la loro apparizione sulle scene internazionali..
JOHNSON, 1978
Il paradiso della danza
Sono anni caldi il 77 e il 78: la contestazione giovanile è forte e il terrorismo è all’apice. Le tensioni sociali influiscono su tutto, comprese moda e pubblicità. Marche blasonate pubblicizzano ad esempio coloratissimi maglioni che scimmiottano quelli fatti a mano con la lana avanzata, divenuti quasi una “divisa” delle ragazze dei movimenti di base. Ragazze che, in maniera diversa rispetto alla contestazione del 68, disdegnano i canoni della femminità classica. In questo contesto, la Johnson, nel pubblicizzare i suoi assorbenti, va controcorrente e ricerca un paradiso lontano dai clamori e dagli scontri di piazza, un “paradiso della danza” dove vige il bello e l’armonia. Qui Chopin e Mozart, fuori le sirene della polizia, gli slogan urlati e persino gli spari. E la presunzione, fuori, che la forma non serva più a nulla.