Ugarteche-Grossi: coppia ideale per Giselle
03 Giu 2008, Pubblicato da RECENSIONI inDANZA&DANZA n.209 – giugno 2008
Alcuni stralci della recensione di Elisabetta Ceron relativa all’allestimento di Giselle al Teatro Filarmonico (maggio 2008) con, protagonisti, la Ugarteche e Fabio Grossi.
È stata accolta con calore la ripresa di Giselle del Corpo di Ballo e dell’orchestra dell’Arena di Verona nell’allestimento del Teatro Nazionale Croato e nella rivisitazione coreografica della direttrice Maria Grazia Garofoli. La mediazione in danza tra i due mondi, quello realistico e quello fantastico tipica di questo balletto risulta suggestiva grazie all’esecuzione compatta e convincente del complesso veronese chiamato con successo alla difficile prova tecnico-stilistica di questa mirabile sintesi del teatro romantico. Dai momenti della scoperta dell’amore che Giselle prova per il duca Albrecht, alla morte della giovane causata dall’ingano dell’amato fintosi cacciatore, si giunge, attraverso alcune licenze narrative, al secondo atto lunare e metafisico dove le spose morte alla vigilia delle nozze diventano villi. Avvolta nella nebbia, la scena si apre con suoni registrati di vento e tuoni; al centro di un cerchio di fuoco Albrecht appare come un inquietante principe delle tenebre per rientrare poi sul celebre leitmotiv vestito da villico e condurre Giselle verso un inganno preannunciato. Sul filo della partitura originale di Coralli-Perrot, alcune situazioni sono rinnovate e arricchite. Garofoli vivacizza i quadri agresti; il corteo di caccia interpreta una piacevole danza nei bei costumi di Luciano Padovani; il pas de deux degli sposini è eseguito da due coppie che agiscono speculari l’una all’altra con struttura a canone; nella scena della pazzia l’arma da fuoco sostituisce la spada e il primo atto si conclude con Giselle al centro della scena vuota. esanime tra le braccia dell’amato. L’intervento coreografico si rivela coinvolgente sul piano dello scavo emozionale concedendosi a una “moderna”consapevolezza: il presagio iniziale e il successivo senso di pentimento sono presenti con forza nel corso di tutta la vicenda e gli atteggiamenti amorosi risultano più eloquenti. L’ospite Fabio Grossi (già ballerino principale all’Opera di Roma) e la prima ballerina dell’Arena di Verona Amaya Ugarteche sono una coppia dalle proporzioni ideali, musicale e raffinata lei, autorevole e tecnico lui. Il procedere intimo della danza di Ugarteche si colora di una femminilità intensa, incorporea nel bosco, sublimata negli aspetti più puri dell’amore. Dal canto suo, la personalità scenica di Grossi aderisce allo stile “aereo” e alle continue dilatazioni dinamiche del tracciato coreografico fino all’abbraccio finale che congiunge per sempre i due amanti sulla pietra tombale regalando a questo sentimento non solo l’espiazione e il perdono, ma anche lo stesso destino.