MARIA GRAZIA GAROFOLI – Coreografa Ballerina | I due gentiluomini di Shakespeare
Coreografie, Recensioni, Interviste, Bibliografia, Raccolta Fotografica dell'Artista Maria Grazia Garofoli.
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I due gentiluomini di Shakespeare

11 Ago 2000, Pubblicato da admin in INTERVISTE

Shakespeare danza con il Balletto dell’Arena
di Gianni Villani, L’Arena 11 agosto 2000

Una stimolante sfida attende per l’estate Maria Grazia Garofoli, direttrice del ballo della Fondazione Arena, che prosegue senza tregua nella creazione di un repertorio qualificante e caratterizzante per la compagnia di ballo areniana, proponendo spettacoli narrativi a serata intera. Si tratta di un balletto nuovo di zecca, I due gentiluomini di Verona, ispirato all’omonima commedia di Shakespeare. La Garofoli firma l’adattamento e la regia.
– Perché ha scelto proprio questa opera di Shakespeare, che in teatro non è fra le più rappresentate per colpa di alcune incongruenze del soggetto?
«Perché ritengo che I due gentiluomini di Verona sia un’opera molto stimolante dal punto di vista ballettistico. Perciò non mi hanno affatto disturbato le sconnessioni compositive di Shakespeare, o il finale un po’ frettoloso con l’happy end forzato. Quello che mi ha interessato e intrigato di quest’opera e che mi ha spinto a sceglierla è la molteplicità di storie, di personaggi, di sentimenti, che poi ritroviamo sviluppati in opere più mature: c’è un doppio Romeo e Giulietta, c’è molto della Dodicesima notte, c’è Jago dell’Otello. Nei Due gentiluomini questi personaggi sono già ben delineati, con temperamenti e caratteri riconoscibili. E poi… la storia è ambientata a Verona, la città della Fondazione Arena, una città internazionale, conosciuta in tutto il mondo. Dopo la Venezia di Coppelia, un omaggio a Verona era doveroso».
– Quali sono i temi forti di questo nuovo balletto?
«Sono quelli di Shakespeare: l’amicizia, l’amore, il tradimento. Soprattutto l’amicizia: il nodo chiave è infatti il rapporto tra i due gentiluomini, Valentino e Proteo, due amici che si identificano a tal punto tra loro, da innamorarsi delle stesse donne e da potersi addirittura scambiare la fidanzata, perché l’uno può anche amare attraverso l’altro. Un’amicizia che sfocia nella gelosia e nel tradimento, anche se poi tutto finisce bene.
 Un’amicizia che porta i due amici all’eccesso, alla perdita di sé».
– Seguirà lo svolgersi della vicenda shakespeariana?
«Ho fatto qualche cambiamento, ma la storia è quella originale. Ho eliminato i personaggi dei servitori e ho aggiunto delle scene d’insieme che non esistono nella commedia di Shakespeare, come quella d’apertura, all’alba in piazza Erbe, il cuore di Verona, allegro e colorato delle bancarelle di frutta e verdura. Sarà una scena vivace, con danze popolari. Le vicende narrative “private”, come la scena della lettera tra Giulia e l’ancella e il colloquio di Proteo col padre, avvengono tutte nella camera da letto. La terza scena sarà nel palazzo del duca di Milano, dove ho inventato una festa di corte, durante la quale tra una danza e l’altra prosegue la storia; quindi la foresta con l’agguato dei banditi, infine ancora Milano, dove il duca benedice il doppio matrimonio. Nella danza questo significa due passi a due che confluiscono nel duetto maschile dei due gentiluomini, a sottolineare ancora una volta il loro speciale legame, così forte che può tracimare, come era avvenuto col tradimento di Proteo, ma capace anche ricomporsi in un sentimento più forte».
– Il balletto è pensato per lo spazio del Teatro Romano?
«Questo teatro è bellissimo, e offre una scenografia naturale meravigliosa che sicuramente verrà sfruttata. Ma ciò non toglie che sarà un balletto esportabile in teatri al chiuso».
– Che partitura musicale userà?
«Sarà una partitura originale, di un musicista romano, Antonio Di Pofi, specializzato in musiche per film. Una composizione, solare come l’atmosfera italiana, che racconta la vicenda con temi riconoscibili per i diversi personaggi, come faceva Prokofìev».

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