Dalle scene del mondo alla grande Arena
16 Apr 1999, Pubblicato da INTERVISTE inDalle scene del mondo alla grande Arena
La sfolgorante carriera di una danzatrice chiamata nei giorni scorsi dal Sovrintendente Giacchieri a rinnovare il ruolo e il destino della danza veronese. La sua formazione a Roma. Le tappe della sua maturazione artistica a Venezia e nel mondo. I suoi propositi e le riflessioni sulle gestioni precedenti. (La Cronaca, 16 aprile 1999)
Maria Grazia Garofoli è stata nominata direttrice della Fondazione Arena di Verona. Ha incominciato ad operare il primo di aprile. È romana, si è diplomata all’Accademia Nazionale di Danza e ha iniziato a lavorare, giovanissima, a diciotto anni, alla Fenice di Venezia. Poi ha calcato le scene di tutti i più grandi teatri del mondo, ballando accanto a personalità come Nureyev, Atanassoff, Dan Moisev, Brian. Oggi prende il posto di Robert North e di Carla Fracci per un compito difficile: ridare dignità artistica e forza di immagine ad un complesso appannato dalle vicende degli ultimi anni. Ci riuscirà?
Maria Grazia Garofolil ha le idee chiare su che cosa fare e ha accettato con entusiasmo il nuovo impegno: «La proposta – dice – mi è arrivata da una persona che stimo, che considero uno dei più grandi sovrintendenti del mondo, Renzo Giacchieri, e l’ho accolta con entusiasmo, con la certezza che il mio lavoro, accanto ad altre persone che stimo, sarebbe stato di qualità».
– Come ha iniziato ad appassionarsi alla danza?
«Ho iniziato a cinque anni ed è stata una scelta assolutamente naturale, avversata da mio padre, incoraggiata dalla mamma».
– Le motivazioni di questa scelta?
«Semplicemente mi piaceva. Mi piaceva danzare. Non pensavo assolutamente di avere una possibilità di carriera in questo mondo. Vedevo le altre ballerine come fiaba e sogno e mi sentivo in quel mondo il brutto anatroccolo che non sarebbe mai diventato cigno. Poi, invece… Tutto è avvenuto al di fuori della mia volontà, è stato un percorso non cercato, ma favorito dagli incontri con grandi personalità della danza, che mi hanno plasmata».
– Che cos’è per lei la danza?
«È una domanda difficile… La danza è stata forse per me una ragione di vita. E una maestra di vita. Attraverso la danza ho capito il dolore e la gioia. Ho capito che le cose si ottengono con lavoro e disciplina. Ho capito il valore dell’onestà. Vede, l’arte è qualcosa di assolutamente indipendente dal successo, per cui uno è anzitutto gratificato dal puro piacere di quello che fa».
– Perché ha scelto la danza classica?
«Perché ero più portata, ma devo francamente aggiungere che ho amato ed amo anche la danza moderna. È affascinante… Penso che la classica rimandi alla nostra storia e alle nostre radici e la moderna prefiguri il futuro. Perciò dico che debbono coesistere, come coesistono in noi i ricordi, il presente, il futuro».
– Com’è il percorso di una danzatrice? È fatto di sacrifìci, disciplina…
«È impressionantemente bello. Non è sofferenza, dolore, privazione. È allegria, gioia, pur disciplinata da orari e intenso lavoro. Quella della danzatrice è una carriera breve, difficile e faticosa: se uno non si diverte, non la fa».
– Qual è il suo rapporto con il corpo?
«Il corpo è lo strumento di quest’arte, il ballerino sente e vive con il proprio corpo e lo ama come il violinista ama il proprio violino».