Alma latina
13 Dic 2003, Pubblicato da RECENSIONI indalla recensione di Alma latina dai toni fiabeschi
di Enrico Pieruccini, L’Arena 13 dicembre 2003
Alma latina andato in scena con successo in uno stracolmo Teatro Filarmonico giovedì sera è il gala dei ricordi e dei sogni. Sa molto, per fare un raffronto letterario, del romanzo che nel 1948 rivelò Elsa Morante: Menzogna e sortilegio. L’Elisa della Morante che ricorda ed elabora i suoi sogni infantili, qui è Maria Grazia Garofoli che, bambina, si crea una sua visione di Spagna che poi, crescendo, si modificherà, si farà concreta. Il gala diviene così una sorta di romanzo di formazione, coi suoi toni fiabeschi ma anche con le sue tensioni. Molti i flash che le attestano: come gli occhi e i capelli della Maja di Goya su uno dei fondali che fanno da scena, un particolare molto ingrandito che non permette di capire se la Maja sia “vestida” o “desnuda”. Ed è giusto non capire: il corpo, in una bambina-danzatrice che si fa donna, non è un problema da poco. Giochi del destino, alle problematiche introspettive che la Garofoli ha voluto abbinare a slanci fiabeschi, si è aggiunto un grosso problema, questo, però, reale: l’infortunio, durante le prove del giorno 10, dell’étoile ospite Greta Hodgkinson che avrebbe dovuto ballare con Roberto Bolle in Paquita e in Carmen. Al volo (fuori di metafora) è giunta a Verona, giovedì mattina, Simona Noja, principal dell’Opera di Vienna. Il tempo, si fa per dire, di provare una volta Paquita con Bolle (trattandosi di un balletto del repertorio ottocentesco, è ovviamente conosciuto dalle étoile internazionali) e via in scena.
(…) L’ottimo Bolle i suoi applausi, tanti, se li è presi in Paquita accanto a una Simona Noja molto applaudita anche se i suoi cavalli di battaglia sono soprattutto Balanchine, Van Manen e le coreografie accademico-contemporanee stile Forsythe. Da sottolineare, in Paquita, la buona prova di Amaya Ugarteche, Elisa Cipriani e Viviana Mastrella. Immune dai problemi di cast, la coppia José Manuel Carreño – Larisa Lezhnina (lui cubano dell’American Ballet, lei russa del Balletto Nazionale Olandese) ha prima danzato l’istintiva passionalità di Goya, poi, con successo, tutti i virtuosismi di un Don Chisciotte di Petipa che non poteva certo mancare in Alma latina. Latina, non española: per via di un salto in Argentina con Invierno su una musica di Piazzolla che molto sa di Pachelbel, un “tango & dintorni” . (…) Calorosi gli applausi finali alle étoile ospiti, al corpo di ballo e all’orchestra (diretta con cura da Wolfgang Bozic pur con qualche fisiologica discrepanza tra buca e danzatori) su un Boleroallestito per i ringraziamenti, evocazione finale di una Spagna sognata da bimba e poi toccata con mano. Una sorta d’iniziazione alla danza, e alla vita.