Le tre facce dell’amore in un piacevole Sogno
15 Lug 2007, Pubblicato da RECENSIONI inLe tre facce dell’amore in un piacevole Sogno
di Daniela Bruna Adami
L’amore con tre facce diverse, l’innamoramento giovanile, la lotta tra i sessi, la gelosia. Sono i tre “capitoli” del Sogno veneto di Shakespeare della Fondazione Arena, ritornato in scena al Teatro Romano dopo due anni. Con buona capacità di sintesi, la coreografa Maria Grazia Garofoli, direttrice del ballo, ha raccontato le tre più famose storie d’amore del grande drammaturgo inglese, tutte legate alla terra veneta, Romeo e Giulietta a Verona, Petruccio e Caterina a Padova, Otello e Desdemona a Venezia, mettendo in scena soltanto i personaggi e i momenti essenziali alla narrazione. Su tutto vigila lo stesso William Shakespeare, che, come già fu al cinema, sovrappone nel sogno la sua vita a quella dei personaggi, entrando e uscendo dalla storia come le folate di vento che scandiscono le scene.
La scenografia di Emilio Avesani, fatta di un tendaggio che abbraccia il palcoscenico colorandosi di volta in volta dei diversi sentimenti, funziona come un muro spazio-temporale, che separa la realtà dal sogno. Che è poi quello che avviene nel balletto, ambientato infatti in una foresta, luogo simbolico del mondo onirico e del magico, che Shakespeare ha parecchio utilizzato proprio come luogo del possibile, dal Sogno di una notte di mezza estate a Macbeth alla Dodicesima notte.
La storia si dipana con piacevolezza, aiutata dalla musica (un insieme di temi rinascimentali) che tiene le distanze dai balletti di repertorio, e questo è un altro pregio di questo lavoro. Lo stile coreografico, pure molto classico, si lascia andare a libertà contemporanee, soprattutto nelle prese aeree, alcune piuttosto ardite. Il virtuosismo c’è, ma non è sfacciato, e quello che risalta sono i sentimenti dei personaggi, ai quali la drammaturgia della Garofoli aggiunge altre sfumature: Romeo e Giulietta riescono ad incontrarsi nella tomba e muoiono abbracciandosi, Caterina e Petruccio si scontrano fisicamente più che verbalmente riportando alla versione cinematografica, Otello uccide la moglie durante un focoso amplesso.
Senza étoile ospiti, di cui non si è sentita la mancanza, i ruoli principali erano affidati ai primi ballerini e solisti areniani. Alla dolcezza ed eleganza di Amaya Ugarteche e alla prestanza di Antonio Russo per Romeo e Giulietta, alla verve comica di Ghislaine Valeriani e Luca Panella per la coppia della Bisbetica domata, e alla forza drammatica di Giovanni Patti e alla solida tecnica di Alessia Gelmetti per l’Otello.
Applausi anche a tutti gli altri artisti.