A Verona una Bella… troppo addormentata
04 Mag 2006, Pubblicato da RECENSIONI inA Verona una Bella… troppo addormentata
La bella addormentata nel bosco (la prima firmata da Petipa andò in scena al Marinsky nel 1890) che la compagine areniana ha presentato in questi giorni al Teatro Filarmonico si è rivelata inevitabilmente fascinosa. Sebbene registrata la musica di Ciaikovski si è imposta con l’incanto dei suoi pezzi chiusi dall’andamento sinfonico complesso eppure capaci di accarezzare l’orecchio con balla bili eleganti, valzer travolgenti e adagi di grande delicatezza. Musica incantatrice che si è maggiormente goduta poiché capitava di distrarci dalla scena dove il ritmo del balletto appariva a tratti fin troppo lento. Non che la danza non abbia saputo imporsi. Al contrario: nonostante una necessaria, ma forse troppo insistita e leziosa pantomima, la coreografia di Maria Grazia Garofoli è apparsa variegata ed elegante, capace di costruire efficaci scene di insieme e passi a due di carattere poetico che rimandavano alle danze ottocentesche che hanno reso famosa la Bella. Era la stessa necessità di raccontare attraverso la danza la ben nota fiaba di Perrault che portava a delle lungaggini e a un ritmo scenico a tratti slabbrato che rendevano non sempre efficace l’impatto visivo arricchito comunque dalle sontuose scene di Giuseppe De Filippi Venezia e i bei costumi di Anna Biagiotti.
Il corpo di ballo, i solisti e i primi ballerini dell’Arena, com’è ormai loro costume, hanno esibito professionalità e abilità tecnico-stilistica. Perfetta Amaya Ugarteche come Fata dei Lillà. Precisa nelle diverse sequenze danzate, era particolarmente efficace nell’interpretazione dove traspariva l’adesione a una gestualità capace di rinverdire il fascino dei fasti romantici. Gagliardo e atletico Giovanni Patti, simpatico persino come Fata cattiva, la vendicativa Carabosse.
Una qualche delusione – a causa di piccoli nei nell’esibizione, peraltro riscattati nel finale – ha ingenerato Eleonora Abbagnato nel ruolo di Aurora. Forse domenica era un “giorno no” per la danzatrice nominata nel 2001 prima ballerina all’Opéra di Parigi e apprezzata interprete sia del grande repertorio classico sia di creazioni contemporanee. Accanto a lei, nel ruolo del Principe, il giovanissimo Friedemann Vogel era capace, come dice il cognome, di volare sulla scena dove proponeva le sequenze più impegnative dal punto di vista virtuosistico con divina nonchala nce.
Vera festa per gli occhi catturati da boschi magici, driadi, cavalieri e dame, lo spettacolo è stato applaudito dal folto pubblico che ha così premiato il lavoro creativo della Garofoli, la quale ha voluto dare un tocco di originalità alla sua rivisitazione della Bella inserendo nel finale non i vari personaggi delle favole, come nell’originale, ma rimandi al Lago dei cigni e allo Schiaccianoci quali omaggio agli altri capolavori ciaikovskiani divenuti pietre miliari della storia del balletto.
Paola Bruna